
Se vuoi lavorare su di te e automigliorarti, ci sono alcune cose che devi sapere. Qui troverai quale percorso scegliere e altre risposte utili
Crescita personale, una parola con 29.200.000 risultati su Google. Quando si parla della crescita di una persona s’intendono tutti quei processi interiori che ciascuno di noi attraversa per auto-migliorarsi e sviluppare ed esprimere il proprio potenziale.
Si tratta di un percorso continuo, mirato a raggiungere obiettivi, tra i quali la felicità, la soddisfazione personale, relazioni positive, la consapevolezza di sé e il successo.
Iniziare un percorso di crescita personale
È fondamentale che sia la persona stessa a decidere di intraprendere un percorso di crescita personale. Senza la reale motivazione e consapevolezza, qualunque scelta e qualunque metodo potrebbe rivelarsi inutile.
Se stai pensando che lavorare su te stesso o te stessa sia la cosa giusta da fare, sei già a metà dell’opera. Ora puoi chiederti:
- In quale area della mia vita mi sento più insoddisfatto/a?
- Che cosa, in particolare, desidero migliorare?
- Quali sono i miei punti di forza?
- E quali sono le mie debolezze?
- Di che cosa ho paura?
- Che cosa mi dà la forza di alzarmi dal letto la mattina?
- Senza che cosa non potrei proprio vivere?
- Che cosa mi tormenta?
Le tappe di questo viaggio sono tante, ci vuole pazienza, ed è importante che tu lo sappia fin da subito. È poco utile aspettarsi dei risulati nel breve termine, o meglio: puoi lavorare a piccoli step e raggiungere dei micro obiettivi. Ma devi considerare che raggiuntone uno, ne avrai un altro, e poi un altro. E il rischio è che potresti sentirti insoddisfatto, frustrato, infelice.
Invece il bello della crescita personale è che continua, si evolve insieme a noi. Dopotutto si chiama crescita.
Inizia la tua crescita personale: Come partire
Ecco i primissimi concetti che devi portare con te prima di decidere come auto-migliorarti:
- Conoscere sé stessi è essenziale
Secondo Nathaniel Branden, psicologo e autore americano, l’autostima – stima di sé, ha 6 pilastri – scoprili qui (articolo ad hoc?). Indovina qual è il primo? La consapevolezza di sé. Quando conosciamo chi siamo, davvero, quando sappiamo perché pensiamo e agiamo in un certo modo, che cosa ci fa stare bene e cosa male, allora sì che possiamo mettere in pratica un vero cambiamento positivo.
- Circondarsi di relazione sane
Vivere in un ambiente positivo, con persone che ci stimolano e ci fanno dare il meglio di noi ha sicuramente un fortissimo impatto sulle nostre vite.
Sappi quindi che è possibile che durante il tuo percorso di crescita potresti dover allontanare da te quelle persone con cui hai un rapporto tossico e distruttivo, e circondarti invece di chi può favorire il tuo lavoro su te stesso/a.
- La gratitudine
Sentirsi grati per ciò che c’è già nelle nostre vite cambia davvero la prospettiva su tutto. Quando ti senti giù perché hai avuto una giornata NO, prova a scrivere almeno 5 cose belle che ti sono successe o hai visto, sentito, provato. Un gesto gentile del cassiere al supermercato, il profumo del caffè con il quale ti sei svegliato, il sole che splende fuori, un abbraccio, la tua salute.

Ci sono S-E-M-P-R-E dei buoni motivi per essere grati. E quando spostiamo l’attenzione qui, anziché su quello che non va, tutto prende un altro colore. Non significa ignorare i problemi, ma piuttosto dire loro “ehy, so che ci siete, ma ci sono anche cose belle nella mia vita”. E dare loro valore è la cosa più potente che puoi fare per cominciare a stare bene.
Crescita personale e coaching
Negli ultimi anni la crescita personale ha assunto un ruolo fondamentale per la nostra società ed è stato sviluppato un metodo che ha proprio la finalità di lavorare sul potenziale della persona: il coaching.
Cos’è il coaching?
Come riporta sul suo sito l’EPCA (European Professional Coaching Association): “il termine coaching deriva dal verbo to coach che significa insegnare, addestrare, fare da tutor, allenare. Ma deriva anche dal termine francese coche, ovvero carrozza, vagone. In effetti, l’espressione to travel coach, viaggiare in vettura, rende molto bene l’idea.
Rivolgersi a un coach viene paragonato, quindi, a prendere un mezzo di trasporto – proprio come un treno – che conduce nel luogo prestabilito. Si può dire, dunque, che il coaching è un metodo di vera e propria guida della persona: serve per accompagnare l’individuo nel suo viaggio alla (ri)scoperta di sé, lo aiuta a raggiungere obiettivi specifici – e soprattutto obiettivi concreti.
Il coaching nasceva a cavallo tra gli Anni 70 e 80 negli Stati Uniti con Timothy Gallwey e il suo celebre libro, intitolato The Inner Game of Tennis. Gallwey, saggista e padre fondatore del coaching insieme a John Whitmore, voleva dimostrare come i giocatori di tennis riuscissero a migliorare le performance quando, anziché consigli e prediche, ricevevano domande aperte sulle loro emozioni, sensazioni e pensieri.
Un approccio aperto, rilassato, mirato all’ascolto della persona permetteva agli sportivi di visualizzare più chiaramente l’obiettivo, lasciando andare invece la paura del giudizio, il forte senso di autocritica e soprattutto il passato.
In Italia, però, il coaching è arrivato qualche decennio dopo, nei primi anni del 2000. E da allora non ha fatto altro che crescere, fino a diventare nel 2020 uno dei lavori più richiesti secondo le statistiche di Forbes entro il 2025. Dopotutto, specialmente con la pandemia da COVID-19 e il conseguente ribaltamento di certezze e priorità, la percezione del valore del proprio benessere mentale è triplicata. Così anche le richieste di supporto a coach professionisti, psicoterapeuti e counselor sono aumentate.
Diversi tipi di coaching, stesso metodo
Esistono inoltre diverse tipologie di coaching: il life coaching, dedicato al raggiungimento dei propri obiettivi personali; il talent coaching, che lavora sullo sviluppo delle potenzialità e del talento; il business coaching, che invece opera nell’ambito lavorativo. Ci sono anche il career o job coaching, relathionship coaching, book coaching, coaching dell’immagine.
Le specializzazioni sono tantissime ormai e per ciascuna esiste una formazione specifica, ma l’elemento che accomuna tutti questi percorsi è l’ampliamento del punto di vista della persona: l’individuo, grazie alla guida della sua o suo coach, comincia a rendersi conto delle proprie potenzialità, acquisisce consapevolezza in sé, delinea dei piani d’azione precisi e finalmente agisce.
Nel processo di coaching la persona cresce, capisce come e cosa cambiare, indipendentemente dall’ambito sul quale sta lavorando.
Fondamentale è il rapporto che nasce e si crea tra coach e coachee (guida e cliente) – la relazione di coaching può essere determinante per la persona che intraprende il percorso, perché nei momenti di sconforto – ce ne sono sempre – saprà di poter contare sulla sua guida.
Chi segue un master in coaching per diventare coach professionista sa che il percorso di coaching si costruisce a 4 mani: non è solo il coach a decidere cosa fare e dove andare, ma si fa a sua volta guidare dal coache per capire quale strada prendere.
Per questo motivo chi intraprende un percorso di crescita personale utilizzando come supporto il coaching ne esce sempre arricchito. La crescita personale va ben oltre 4,5 o 10 appuntamenti: è un percorso lungo, tortuoso, continuativo. Non si finisce mai di imparare e di crescere, e quando ci si lascia un po’ andare a questo gioco, si apprezzano davvero le magiche sfaccettature che lo contraddistinguono.